Se stai leggendo questo articolo è sicuramente perché soffri di fascite plantare e stai cercando informazioni su questa fastidiosissima patologia del piede e come sconfiggerla una volta per tutte.
Magari hai già consultato vari specialisti, ma senza ottenere i risultati sperati.
Questo è abbastanza frequente nella fascite plantare, in quanto viene spesso affrontata in maniera errata, cioè ci si concentra sul curare i sintomi (dolore e infiammazione su tutti), anziché curare il problema alla radice.
In questo articolo cercherò di spiegarti in modo chiaro e semplice, cosa è la fascite plantare, quali sono i meccanismi che la provocano e come sconfiggerla e (quando possibile) prevenirla, senza farmaci e senza chirurgia.
Cosa è la fascia plantare?
Prima di vedere come affrontare e sconfiggere la fascite plantare, dobbiamo capire cosa è e quali sono i meccanismi che la favoriscono.
Iniziamo quindi col capire meglio cosa è la fascia plantare.
Come si può vedere da questa immagine, si tratta di una striscia di tessuto fibroso che parte dal tallone ed arriva fin sotto le dita del piede.
A cosa serve?
E’ molto importante come sostegno per le ossa del piede e soprattutto distribuisce il peso del corpo quando camminiamo.
Anche la caratteristica curvatura della pianta del piede è determinata dalla fascia plantare. Se la fascia è troppo corta, l’arco è più pronunciato, mentre, se è troppo lunga, l’arco è basso e quindi si ha il cosiddetto piede piatto.
Sotto la fascia plantare c’è una specie di cuscinetto, chiamato anche “cuscinetto adiposo plantare”, che serve ad assorbire gli urti ed i microtraumi a cui il piede è sottoposto continuamente.
Nonostante la funziona ammortizzante di questo cuscinetto, a volte i microtraumi sono così intensi e frequenti che finiscono per infiammare la fascia plantare. Inizia così la fascite plantare.
Si tratta di una patologia abbastanza frequente, infatti si stima che rappresenti il 10% di tutte le patologia del piede.
Se viene trascurata o non viene curata subito nel modo giusto, può degenerare in una ben più grave fasciosi plantare, cioè un danno strutturale della fascia.
Fascite plantare: le cause ed i fattori di rischio
I soggetti più a rischio sono soprattutto chi pratica sport in cui si corre e si salta molto (corsa, calcio, basket, pallavolo ecc), che subiscono una grandissima quantità di microtraumi.
Anche l’obesità influisce negativamente sulla fascia plantare, che deve sopportare tutto il peso del corpo.
Infine un fattore di rischio importante è anche l’età , perché col tempo il cuscinetto adiposo che protegge dagli urti tende a ridursi e quindi si ha una maggiore probabilità di ammalarsi di fascite plantare dopo i 40 anni.
Tra gli altri fattori di rischio, i principali sono:
- Sesso (Le donne sono più colpite degli uomini)
- Scarsa elasticità del tendine d’achille
- Piede piatto o piede cavo
- Diabete
- Scarpe inadeguate
- Problemi di postura
Fascite plantare: i sintomi
Il sintomo principale della fascite plantare è il dolore insidioso nella pianta del piede.
Nei casi più leggeri il dolore non è particolarmente acuto e si verifica soltanto durante l’attività sportiva, ma essendo di bassa intensità, permette comunque di camminare e correre.
Il problema in questi casi in cui il dolore è lieve, è che si tende a trascurare il problema, e sperare che passi da solo. Magari si continua anche con l’attività sportiva e si finisce per peggiorare la situazione.
Nei casi più gravi invece il dolore è così intenso da impedire non solo di correre, ma anche di camminare.
Il dolore e la rigidità sono particolarmente intensi quando ci si alza al mattino, nei primi minuti della giornate o dopo aver camminato a lungo e sono aggravati dal salire le scale o andare sulle punte.
Si tratta di una patologia particolarmente frustrante perché non ti lascia mai durante il giorno. Bastano pochi passi per evocare il dolore e spesso al mattino dopo aver riposato è il momento più doloroso.
Questo perché il tendine d’achille stando a riposo tende ad accorciarsi, e con esso anche la fascia plantare.
Di conseguenza quando al mattino andiamo a sollecitarla caricandola col peso del corpo, sentiamo un gran dolore.
Fascite plantare: diagnosi
La diagnosi viene effettuata dal medico in seguito ad una accurata valutazione clinica che ponga l’attenzione sui sintomi, le caratteristiche del dolore e sui fattori di rischio.
In genere non sono necessari esami strumentali per accertare una fascite plantare, ma in caso di dubbio, il medico può prescrivere ulteriori accertamenti per escludere altre patologie (vedi diagnosi differenziale).
Eventuali esami utili per la diagnosi differenziale:
- Rx
- Ecografia
- Tac
Diagnosi differenziale
Ci sono varie altre patologie che vengono spesso confuse con la fascite plantare.
Sono ad esempio:
- Sindrome del tibiale posteriore
- Fratture da stress del calcagno
- Neuropatie da intrappolamento (tunnel tarsale ecc)
- Patologia miofasciale
- Dolori irradiati (radiculopatia di L4)
La chave per una cura efficace e definitiva è sempre una diagnosi precisa ed accurata, quindi è fondamentale che il medico specialista effettui tutti gli esami necessari per individuare il problema in modo specifico.
Il mito dello sperone calcaneare
Si tende erroneamente a credere che lo sperone calcaneare possa essere una delle cause della fascite plantare, ma in realtà non è affatto così.
Il dolore da fascite è causato dall’infiammazione e da microlacerazioni della fascia plantare.
Al contrario lo sperone è spesso una conseguenza dei microtraumi ripetuti e dell’infiammazione.
I microtraumi infatti mettono in azione gli osteoblasti, cioè le cellule che costruiscono il tessuto osseo, che vanno a creare nuova matrice ossea e si forma lo sperone calcaneare. In pratica è una reazione di protezione dell’organismo.
Il fatto che lo sperone non sia causa di dolore è stato dimostrato da numerosi studi, che hanno evidenziato come circa il 50% dei pazienti con fascite plantare ha anche uno sperone, ma la maggior parte di essi lo ha anche nell’altro piede ed è del tutto asintomatico.
[FONTE: La riabilitazione in ortopedia. Brent Brotzman.]
I trattamenti da evitare in quanto inutili o, a volte, anche dannosi
Come per ogni patologia, l’unico modo per risolvere il problema definitivamente è eliminare la causa che l’ha provocato.
Purtroppo la grandissima maggioranza delle cure usate attuamente per la fascite plantare rientrano in questa categoria.
Cortisone, antiinfiammatori (fans), antidolorifici, ionoforesi, tens, laser, agopuntura, crioterapia (ghiaccio), sono solo alcuni dei trattamenti che vanno ad agire sul sintomo, ma non sulla causa.
Si tratta di tutti quei trattamenti che vanno ad agire sul dolore e sull’infiammazione, ma non hanno nessun effetto sulla riparazione e rigenerazione dei tessuti.
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Il primo come abbiamo gia detto è che non risolvono il problema alla radice, quindi il danno resta li e peggiora.
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Il secondo, anche più grave, è che l’infiammazione e il dolore sono necessari alla guarigione. I farmaci anti-infiammatori invece bloccano l’infiammazione che come abbiamo visto è importante per avviare il processo di riparazione.
La chirurgia infine, può essere utile in alcuni casi particolari, ma diversi studi hanno dimostrato come il 95% dei pz con fascite plantare guarisce nel giro di 6-12 mesi con trattamento conservativo, quindi senza chirurgia.
Anche l’Accademia dei chirurghi ortopedici americana – AAOS (un gruppo che in genere tende ad avere una visione positiva degli interventi chirurgici), ha dichiarato che la chirurgia per la fascite plantare deve essere considerata solo se non guarisce dopo 12 mesi di trattamento conservativo.
Nel prossimo paragrafo entreremo nel merito dei trattamenti e dei possibili rimedi per la fascite plantare.
Fascite plantare: come sconfiggerla senza farmaci
La fascite plantare è una patologia infiammatoria dei tessuti molli che si trovano nella pianta del piede.
Se diagnosticata precocemente e trattata adeguatamenta è facilmente risolvibile in poche settimane, ma purtroppo spesso si tende a trascurare il dolore sperando che passi da solo oppure si incappa in trattamenti inutili, se non dannosi, che peggiorano la situazione.
Col tempo, se non curata adeguatamente, una semplice fascite può degenerare in una ben più grave fasciosi plantare (una patologia degenerativa) che richiede mesi per essere curata.
Se continui a leggere cercherò di spiegarti quali sono i trattamenti utili e quali quelli da evitare assolutamente (e perché).
1 . Riposo attivo
Nella prima fase immediatamente dopo l’infortunio, il riposo è fondamentale per permettere al nostro organismo di avviare tutti quei processi riparativi per guarire la parte danneggiata.
Inoltre è importante non sollecitare il piede per evitare di aggravare il danno.
Allo stesso tempo però non devi stare immobile a letto, infatti per una corretta guarigione c’è bisogno di un po’ di movimento che favorisca l’afflusso di sangue che aiuta la riparazione dei tessuti.
L’ideale sarebbe quindi svolgere attività che però non vadano a sollecitare la pianta del piede, come ad esempio il nuoto oppure allenare la parte superiore del corpo.
2. Stabilizzare il piede
Al fine di ridurre al minimo sollecitazioni meccaniche che vadano ad aggravare il danno alla fascia, è importante stabilizzare il piede e proteggerlo.
A tale scopo sarà fondamentale scegliere scarpe comode (da ginnastica di tipo a3), ed evitare scarpa scomode e rigide o, per le donne, scarpe coi tacchi.
Possono essere utili per la stabilizzazione del piede anche l’utilizzo di plantari o l’applicazione di particolari tecniche di taping (fasciatura).
3. Sciogliere le contratture
Quando c’è un infortunio in una parte del corpo, le strutture molli circostanti (muscoli, tendini, legamenti, tessuto connettivo), si irrigidiscono per proteggere la parte danneggiata.
La contrattura però rende difficile l’afflusso di sangue e di sostanze nutritizie che hanno la funziona di riparare i tessuti e finisce così per rallentare la guarigione.
Sciogliendo queste contratture verrà ristabilito il normale afflusso sanguigno e di conseguenza si riattiverà il naturale processo riparativo del nostro organismo.
4. Aumentare l’afflusso di sangue
Aumentare l’afflusso sanguigno alla fascia plantare permette di moltiplicare la velocità con cui il tessuto si ripara.
Come ho spiegato in precedenza, più abbondante sarà la circolazione del sangue, piùvelocemente verranno smaltite le sostanze di scarto e più la guarigione sarà rapida.
Il sangue infatti è il principale mezzo di trasporto per le sostanze nutritive che sono necessarie per la riparazione e la rigenerazione dei tessuti.
A tale scopo possono essere utili l’applicazione alternata di caldo e freddo, massaggi alla pianta del piede e tecniche di fibrolisi, che oltre a rompere le aderenze ed il tessuto cicatriziale mal formato, aumentano l’afflusso di sangue alla zona interessata.
5. Stretching
Lo stretching è importante per aumentare la flessibilità del nuovo tessuto e favorire il corretto allineamento delle fibre del collagene neo formato, in modo da renderlo più elastico e robusto possibile.
Un tessuto elastico e robusto infatti riduce al minimo il rischio di recidive.
Questo è fondamentale per risolvere il problema definitivamente ed evitare che si ripresenti in futuro.
C’è da dire però che è sbagliato iniziare lo stretching se prima non si sono eliminate tutte le contratture a livello del polpaccio e della pianta del piede.
Allungare un muscolo che presenta delle contratture può provocare lesioni al muscolo stesso e favorirne la retrazione anziché l’allungamento.
6. L’importanza di istruire il paziente
Se c’è una cosa che ho capito in questi anni in cui mi sono trovato a trattare casi disperati di fascite plantare, e’ che trattare un paziente per 40 minuti o un ora al giorno non è sufficiente se poi il paziente non sa come gestire il piede durante tutto il resto della giornata.
Professionisti come ortopedici, podologi, fisioterapisti ecc, sono sicuramente le figure piu adatte e preparate a riguardo, ma vedono i pazienti solo pochi minuti, quindi hanno una visione parziale della situazione.
Sei tu che vivi col tuo piede 24 ore al giorno e devi sapere come e cosa fare e soprattutto cosa evitare.
Ecco perche’ ho messo a punto un metodo che prevede degli esercizi che puoi svolgere tranquillamente da solo a casa che accelerano il meccanismo di riparazione e ti permettono quindi di arrivare alla guarigione nel modo piu’ semplice e veloce possibile.
Dapprima ho iniziato a proporre questi esercizi ai miei pazienti come integrazione al trattamento che facevo in studio, poi ho visto che funzionava alla grande anche da solo cosi’ ho deciso di creare questo percorso e metterlo online.
Creare un programma fruibile online mi permette di aiutare centinaia di persone contemporaneamente, riuscendo a dare a tutti il supporto di cui hanno bisogno.
E’ così che e’ nato il sistema che ho chiamato ”Fascite Guarita”: un programma in 3 passi chiaro e semplice, con esercizi che potrai seguire comodamente da casa e che ti guidera’ passo per passo nel curare la tua fascite plantare, dal dolore invalidante alla guarigione definitiva.